Visit Vitozza

La storia di Vitozza rupestre la trovate qui. Per arrivarci, mettete su Google Maps la località di San Quirico in provincia di Grosseto ed il gioco è fatto.

Una passeggiata agile, in un bosco fresco e con un buon sentiero. C’è anche una foresteria all’ingresso del percorso (a circa 1 km dal parcheggio) che forse è aperta nei momenti di maggior traffico.

In sintesi, città con insediamento forse romano, poi sviluppo medioevale e inizio dell’abbandono nel Quattrocento, viste le guerre tra Aldobrandeschi, Orsini ed altri signori locali. Nel Settecento i Lorena fanno un censimento di quelli che vivono negli insediamenti rupestri, perché di questo si trattava, annotando anche la fuga, nel 1783, verso San Quirico.

Si possono ammirare i ruderi du due castelli, di una “Chiesaccia”, e di colombari di impianto presumibilmente romano.

Da notare un’ottima cura del luogo perché non abbiamo visto plastica.

I 6 km circa di percorso saranno sicuramente ricompensati da una sosta mangereccia a Il Tagliere Maremmano.

Tangeri – Inshallah

Lungo la banchina del porto di Tangeri, giornata afosa e non del tutto soleggiata, si sente odore di porto confuso. L’unica cosa è seguire quelle insegne rosse della FRS per tentare di trovare il gruppo che dovrebbe rappresentare il “tour” della città, già organizzato dall’Italia. Mi si avvicina un signore alto, calvo, faccia oblunga, occhi profondi come quelli degli arabi, e mi chiede: “private?” Alla fine capisco che voleva sapere se avessimo riservato una escursione con guida privata, e questo non era il nostro caso (anche se aveva rappresentato la nostra prima scelta poi – fortunatamente – scartata). Quel “private” mi suonava familiare, con un accento molto vicino alla mia infanzia, ma lasciamo perdere, visto che siamo in Africa e gli USA ce li dobbiamo proprio scordare, a meno che di non volersi beccare una giornata in gattabuia.

Guarda un po’, quel tipo che mi aveva ingannevolmente blandito con l’illusione della visita privata, beh era la guida del gruppo. Bla bla bla, soliti convenevoli in pullman, gita, casbah, shopping, e quel suo accento araboamericano mi incuriosiva sempre di più. La gita sta per terminare, ed il nostro signore arabo ci concede 45 minuti di tempo libero passato a respinegere con poca fortuna venditori di disperazione con souvenir improbabili che in parte abbiamo “accattato” (il paragone con Napoli non è del tutto casuale). “I have no more money” gli dico tanto per scherzare, mentre sorseggiava un the alla menta al bar Tangier, e lui abbozza un sorriso di circostanza. Io, come un cretino, dopo cinque dico cinque minuti gli accenno “I’m done” (ed in effetti ci hanno ammazzato i venditori), beccandomi senza mezzi termini la sua irritazione a fronte del mio scherzare. No, questo non era chiaro: l’arabo continua dicendomi che ci aveva avvertito, che dovevamo allontanare i venditori, ed a un certo punto si tradisce facendo trasparire la sua contrarietà per questa situazione. Allora, siamo in sintonia: ci testimoniamo a vicenda la sensibilità verso il popolo, verso la dignità della vita soprattutto dei più piccoli costretti a vendere gomme americane (bella l’ironia nei paesi arabi), verso la latitanza del governo e l’insensibilità dell’occidente. Io avevo ragione, quel “private” lo conoscevo, l’arabo aveva studiato a Chicago, era ingegnere elettromeccanico ed aveva abbandonato gli USA solo per amore del suo popolo rinunciando ad uno stipendio di insegnante universitario. La Casbah? Molto interessante, ma la conoscenza di quel signore “private” lo è stata molto di più.

What women want

Non ho mai pensato che il titolo del post dovesse rispecchiare qualcosa di politically correct così in voga oggi. Io, nei miei giri museali, ho fotografato per lo più quadri, tralasciando chissà perché la scultura fino a poco fa. Per qualche strano motivo, invece, sono stato preso da quelli sguardi eburnei (che termine desueto, come desueto stesso) che ben impressionano il sensore in bianco e nero. Che sia il Verrocchio o un neoclassico del Settecento, quelle intensità sono le stesse immutate nel tempo quando anche immortalate da Prassitele o da Canova.

Italian high key

L’ispirazione per la tonalità alta me l’ha data Luigi Ghirri, per conferire quell’aspetto tenue ma al contempo focalizzato su un vero e solo punctum della fotografia.

Come farlo, beh, quella è un’altra storia: caso, cecità, scotomizzare l’esposimetro, quello che volete voi, ma a me questa sperimentazione stimola molto.

La piccola serie rappresenta un viaggio breve attraverso le nostre gite del 2020, dalla Sicilia dei miei 60 anni, alle solite spiagge della maremma toscana, all’unica immagine finale di un muro della Sabina. Mare e monti, proprio come per la gastronomia più raffinata.

Walk on by

Scelte di pensiero, descrivere le fotografie con un racconto o con didascalie metaforiche.

Forse io a questo non sono abituato.

In questo set di foto, che esplora più o meno retrospettivamente gli ultimi 5 anni, ho voluto dare il senso del movimento o della staticità a seconda dell’interpretazione dello spettatore. I soggetti appaiono insieme, soli, soli anche se sono insieme, hanno un’ombra.

Una foto, ragazzo e ragazza ammiccanti, è a quattro mani con Luisa.

Mi viene in mente la canzone “Walk on by”: godetevela cliccando sul link qui